Verdi by Franz Werfel

Verdi by Franz Werfel

autore:Franz Werfel
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Corbaccio
pubblicato: 2013-02-24T16:00:00+00:00


L’ultima frase distrusse per un poco il sentimento di simpatia del Maestro. Ma poi gli venne un’idea, che gli sembrò così brillante, che stentò a nascondere l’ironia.

Verdi portava sempre con sé un libriccino di annotazioni legato in verde, che non gli serviva però per prendere appunti, ma per scrivere delle minute. Egli aveva l’abitudine di scrivere ogni giorno una fuga. Quando un quaderno era pieno, lo gettava via, perché considerava la più modesta ispirazione più del migliore esercizio, e lo scrivere fughe era per lui come una terapia, come una lubrificazione del suo meccanismo musicale interno, forse anche come un’ironica penitenza dei suoi antichi peccati operistici. In questi quaderni, che purtroppo sono andati tutti perduti, in questi quaderni pieni di costruzioni severe, si sarebbero potute trovare cose degne d’ammirazione. Poiché egli prendeva i temi delle sue fughe da un qualunque rumore: il richiamo di un venditore di gelati o di un barcaiolo, il grido che accompagna il lavoro dei trebbiatori e dei vignaioli, il pianto di un bambino, la cadenza di una breve frase musicale.

Una volta (la storia ci è raccontata dal professor Pizzi) fece stupire i suoi vicini sul banco senatoriale, l’amico Piroli e l’ottimo Quintino Sella, traducendo sopra quattro foglietti del suo libriccino il tumulto di una seduta parlamentare molto mossa, in una complicata doppia fuga. Questo autografo dovrebbe trovarsi in possesso della famiglia Piroli.

Molti cultori di musica balzerebbero indignati se si volesse chiamare l’autore del Rigoletto il più grande musicista del suo tempo. Certo fu il più sollecito. Poiché, con una rapidità senza pari, tutto quello che egli udiva fuori o dentro di sé, si trasformava in note musicali. Era questa una delle poche vanità con le quali il Maestro si divertiva talvolta a fare stupire la gente. Con la rapidità del lampo egli coglieva da un evento acustico la frase musicale, che inchiodava con una notazione selvaggia sul suo libriccino verde.

Non spiegarsi le cose, non riflettere o sottilizzare, questo era il segreto della sua arte.

Le audaci parole di Fischböck lo incitarono. Vi si aggiunse il patriottismo, che voleva dimostrare al tedesco come un italiano (poiché l’altro sapeva di lui soltanto che era italiano) era capace non soltanto di fare dei cori all’unisono, ma anche di dominare il più alto artigianato.

Estrasse lentamente il libriccino verde, e vi guardò dentro, come un disegnatore che cerca l’oggetto dei suoi studi.

– Signor Fischböck! Io non sono che un guastamestieri e un italiano. Ma lei dice che nessuno oggi sa più scrivere una fuga. Io sono nient’altro che un dilettante. Ma se lei ha indulgenza, voglio arrischiare non soltanto una fuga, ma un piccolo fugato.

Aperse il quadernetto alla rovescia, affinché gli altri scritti non lo tradissero per un uomo dell’arte, e prese la matita:

– Sente lì i bambini nel battellino a vela? Sente quelle voci femminili? È un ottimo tema: fa diesis maggiore. Sei diesis, eccolo qua!

Sette minuti, e due pagine del quadernetto erano piene di note fino al margine. Il ritmo obbediva senza riflessioni, le voci si susseguivano con superba sicurezza, i valori esatti venivano a porsi uno sotto l’altro.



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